di Alexandra Colasanti
Il 13 giugno 2025 il Premiere Benjamin Netanyahu ha sferrato a sorpresa un attacco nel territorio iraniano, bombardando siti nucleari, militari e depositi di carburante e giacimenti di gas, uccidendo militari e scienziati iraniani, cogliendoli di sorpresa nella notte.
Il tutto mentre sulla striscia di gaza il massacro continua, a seguito del 7 ottobre 2023 miliziani di Hamas a sorpresa hanno attaccato civili e militari Israeliani, giovani morti ed altrettanti arrestati.
L’Iran è una potenza mussulmana benché sciita e non sunnita, che è il principale sostenitore e finanziatore di Hezbollah che da anni è in guerra con l’Israele attaccandolo dal Libano e di Hamas gruppo terroristico che dalla Palestina ha condotto uno sterminio di massa sotto gli occhi di tutto il mondo moderno ed infine degli Houthi.
Dopo l’attacco americano si ripete il “fight to the end” da parte della milizia sciita Saaed Khatibzadeh, vice ministro degli Esteri iraniano, promette vendetta ed assicura che non ci sono altre possibilità se non attaccare.
Ora, la riflessione è capire quanto contino le alleanze internazionali e come possa Trump aver scelto realmente di attaccare l’Iran senza il consenso, almeno apparentemente, degli alleati internazionali e. I leader Internazionali delle maggiori potenze mondiali se la cantano e se la suonano senza coinvolgere chi, infondo, poco peso ha nella diplomazia Internazionale, a differenza di quanto la Premiere Meloni va dicendo dal giorno della sua elezione.
In questo contesto in cui Israele, forse sentendosi accerchiato, e con le nuove elezioni Americane, sa che distruggendo il regime degli Ayatollah mette a tacere il primo finanziatore dei suoi diretti aggressioni come detto in apertura Hezbollah e Hamas, dall’altro lato il coinvolgimento degli Stati Uniti è comprensibile: lasciare in vita un governo mussulmano con la possibilità dell’utilizzo e lo sviluppo di armi nucleari e l’eventualità di divenire in futuro un reale pericolo per tutto il contesto geopolitico mondiale.
Senza dimenticare l’opposizione interna al regime che sta divenendo sempre più evidente.
L’Iran è un paese con età media molto bassa e le nuove generazioni sono in grande contrasto con il regime teocratico, così come alcuni Pasdaran in contrasto con le idee degli Ayatollah e visto come possibile soluzione quella di un Khamenei out a favore dell’affidamento del governo nelle mani della forza militare. Seppur “Il nemico di Allah” deve essere estirpato in ogni modo e con ogni mezzo possibile, e questo trova in comunione un numero importante di Pasdaran ed Ayatollah.
Il rischio però è anche, seppur meno prevedibile di avere, al contrario, un compattamento interno contro la minaccia esterna.
Il coinvolgimento degli Stati Uniti impone l’uso del condizionale, dovrebbe portare, ad eliminare il pericolo atomico in mano agli Ayatollah e rovesciarne il regime, ma il rischio che si vada incontro a quanto accaduto in Afghanistan dove dopo aver eliminato sono arrivati i sostenitori della repubblica Islamica.
Resta la certezza che l’Israele sentendosi accerchiato e convinto del possibile utilizzo della bomba atomica ha utilizzato questo momento anche per recuperare consenso da parte della destra con la quale i rapporti sono agli sgoccioli vista la situazione sulla striscia di Gaza.
Togliere la bomba nucleare in mano all’Iran e togliere la sicurezza ai due gruppi terroristici che stanno accerchiando Israele, su dove porterà questo conflitto è
“In manus dei”.