E’ uscito “Patatina assassina”, il libro di Nick Caprera che mette a nudo il mondo maschile

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“Patatina assassina”, 50 ritratti di donne accusate di essere pericolose, riscritti per ciò che sono sempre state: libere

Patatina assassina colpisce con la forza di un pugno nello stomaco, ma senza alcuna compiacenza. Non per la sua provocazione, ma per la lucidità con cui riesce a raccontare, tra ironia affilata e rigore culturale, una verità che da secoli si tende a ignorare: il potere della narrazione sul corpo e sulle azioni delle donne.

Il titolo è volutamente spiazzante, un’esca, che cela un invito a guardare oltre le apparenze. Perché Patatina assassina non è un saggio canonico, non è un pamphlet né un’opera di semplice divulgazione. È un libro narrativo, ibrido, costruito come un viaggio attraverso miti, testi sacri, storia e cultura pop. Un viaggio che interroga la figura della “donna pericolosa” quella che seduce, distrugge, inganna e mostra come, nella maggior parte dei casi, sia stata proprio la cultura dominante a costruirne il mito.

Cinquanta racconti che non cercano di assolvere, né di condannare. Semplicemente ripercorrono, con precisione e umanità, storie che sono sempre state distorte, manipolate o rimosse. Ogni capitolo è dedicato a una figura femminile, mitologica, storica, biblica, letteraria o popolare, passata alla storia come minacciosa, colpevole, folle. Ma che riletta oggi, con gli strumenti della ricerca storica e culturale, quella stessa figura rivela tutta la sua complessità, il suo desiderio di autonomia, la sua forza tragica.

Il filo rosso che unisce queste storie non è strettamente cronologico ma tematico: la paura dell’autonomia femminile. Ed è qui che il libro mostra tutta la sua forza. Perché Caprera non scrive solo delle donne, scrive degli uomini, delle istituzioni e delle strutture culturali che hanno sistematicamente trasformato l’indipendenza femminile in pericolo sociale, e la libertà in colpa.

Il tono è ironico, ma mai superficiale. Ogni vita è autonoma, ma inserita in un disegno complessivo. Ogni figura affrontata contribuisce a una mappa più grande, del modo in cui la cultura occidentale ha costruito e sedimentato lo stereotipo della donna pericolosa. Il libro riesce così a tenere insieme narrazione, analisi storica, critica culturale e uno sguardo contemporaneo sulle dinamiche di genere.

Un testo colto ma scorrevole, da leggere tutto d’un fiato o da centellinare, da discutere, da tenere sul comodino. È un libro che mette in discussione secoli di stereotipi senza mai proporre una visione semplicistica o consolatoria.

E fa paura. Non per ciò che racconta delle donne, ma per ciò che rivela del potere: quanto poco basti, ancora oggi, perché una donna venga considerata pericolosa. Pensare. Scegliere. Disobbedire. Ma nel raccontare, si cerca di evitare in ogni modo il rischio, sempre in agguato, di scivolare nel tono pedante di chi “spiega le donne alle donne”.

Ecco perché Patatina assassina è un libro che parla di fragilità maschile, non che pretende di dire cosa sia la libertà femminile. Caprera non pontifica, non corregge, non “riabilita”: si limita a leggere le fonti, ascoltare i miti, ricostruire le distorsioni storiche. E così facendo, mette a nudo più il mondo maschile che quello femminile. È un’autocritica mascherata da antologia. E in questo sta la sua onestà più profonda.

Il libro è disponibile su Amazon.

Nicola Caprera

Romano, classe 1971, da giovanissimo mostra una grande passione per la comunicazione, soprattutto radiofonica. È ideatore del format “Gli Inascoltabili”: contenitore di politica e attualità senza rinunciare alla leggerezza. Da Gennaio 2020, Nicola è l’editore di Roma Sound dove “Gli Inascoltabili” continuano a raccogliere successi. Nel 2025 pubblica “Patatina assassina”. Obiettivi futuri? Avere il tempo di vedere come va a finire.

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