D-STYLE spopola al cinema e conquista anche la tv

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di Ilaria Solazzo –

D-Style si conferma come splendido marchio ormai lanciato nel firmamento dell’occhialeria italiana. L’ultima prova si è avuta in occasione della Mostra del Cinema di Venezia, nel corso della quale è stata presentata – durante le “Giornate degli autori” – la pellicola “Anna” di Marco Amenta, prodotta da Eurofilm di Simonetta Amenta e Inthelfilm. I protagonisti della vicenda vestono proprio gli occhiali di D-Style. Auriemma ha voluto omaggiare, come ringraziamento ai produttori, tutti i presenti alla serata in laguna con una serie dei suoi prodotti. Lo stesso era accaduto, poco tempo prima, durante il premio Atena Amiche al Taormina Film Festival. La connection tra il marchio di Domenico Auriemma ed il mondo dello spettacolo non si esaurisce qui: la stessa Inthelfilm ha, infatti, prodotto un altro lungometraggio di prossima uscita – con, tra i protagonisti, Franco Nero, Anna Galiena, Bianca Nappi – nel quale tornano i celebri occhiali. Ed a breve partirà una collaborazione con i popolari e simpatici Gemelli di Guidonia che parteciperanno ad un programma su Rai2.

Il successo di D-Style conferma anche quello dell’intero comparto dell’occhialeria italiana che ha registrato finora un 2023 in forte crescita, tanto che il “boss” del marchio, Domenico Auriemma, ha confermato: “La guerra ci aveva fatto ipotizzare un rallentamento, ma i dati 2023 già elaborati raccontano un’altra storia: il volume d’affari complessivo in Italia è stato di 7,55 miliardi di euro, in salita rispetto agli anni precedenti”. Tra i trend che sostengono questo momento positivo ritroviamo montature bold, tanto nero e sostenibilità.

Il progresso tecnologico ha portato velocità di cambiamento mai viste prima in ogni settore: non sarebbe sbagliato dire che oramai il nostro mondo è completamente digitale. Sei d’accordo?
Per risponderti vorrei portare te e i tuoi lettori a conoscere un argomento molto interessante: Il Mido. È il più grande palcoscenico delle tendenze. Ci arriviamo partendo da un punto fermo: la sostenibilità, non solo di facciata e l’inclusività che si traduce in forme che evidenziano l’identità individuale, oltre le distinzioni di genere. Come in ogni edizione, al Mido non mancano le trovate che nascono da un’idea: gli occhiali di Eyepetizer, per esempio, hanno quattro lenti di cui due, all’estremità delle aste, per ingrandire i caratteri più piccoli. È il nuovo che avanza.

Metaverso delle meraviglie quindi?
II metaverso è il mondo dove tutto ha inizio e rappresenta la possibilità di esprimersi con nuove regole e nuovi canoni. In un reciproco scambio di influenze, mondo reale e metaverso dialogano continuamente, mettendo in risalto l’importanza attuale di personalizzare la propria esperienza. Ispirandosi a questa opportunità e al desiderio di esibire aspetti estetici e stili unici, gli occhiali assumono forme diverse, mutuate dagli ambienti virtuali. Su tutte, le montature puffy – dal design quasi fumettistico – e quelle dalla linea avvolgente: mascherine di ogni dimensione, che si rifanno ai moderni visori ottici.

Ti va di parlarci delle novità inerenti le personalizzazioni?
Catene, ciondoli e inserti innovativi sono disegnati dalla tecnologia per i modelli da sole e da vista e sono trasformati in simboli moderni di personalità esclusivi.
Tinte inusuali e accenti metallici danno vita a modelli di grande impatto estetico, la cui anima è alimentata da una significativa attitudine green. L’impiego di materiali di origine – e persino texture – vegetale e l’impegno ad azzerare l’impatto della produzione e dei prodotti, è sicuramente la strada del futuro dell’eyewear. Utilizzati un poco come un filtro tra sé e il mondo, gli occhiali aprono un nuovo scenario, nel quale protagonista diventa la lente, declinata in costruzioni sofisticate e colori dai toni artificiali.

Perché, a tuo avviso, tolti gli occhiali da sole, abbiamo la necessità di ricorrere a dei filtri di bellezza che ci rendano maggiormente piacevoli agli occhi degli altri?
È sempre più difficile trovare qualcuno che abbia il desiderio di mostrarsi senza filtri, in particolare sulle piattaforme social. Basterebbe analizzare i motivi che ci portano a nascondere la nostra autenticità, proprio come facevano i protagonisti delle storie narrate da Pirandello. Potremmo affermare simpaticamente: “Uno, nessuno, cento filtri” come una fusione tra l’autore siciliano ed Instagram, che danno vita a nuovi canoni. Mentre noi crediamo di essere “uno” per noi stessi e per gli altri, nella realtà siamo tanti individui diversi, a seconda dell’impressione di chi ci guarda. Sotto la maschera non c’è un’identità precisa e sempre uguale, ma un fluire indistinto e incoerente di stati in perenne trasformazione. In questa visione dell’uomo, Pirandello viene influenzato dalle teorie dello psicologo Alfred Binet sulle alterazioni della personalità ed è convinto che nell’uomo coesistano più persone, ignote a lui stesso, le quali possono emergere inaspettatamente. “C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno”.

Torniamo agli occhiali. Quali le tendenze del 2023?
Squadrati, neri, talvolta oversize, vanno molto gli occhiali spessi dalle forme robuste e incisive in acetato. Tra quelle evidenziate dall’esperta di trend Kim Mannino per il Mido, c’è il colore nel segno dell’empatia e della positività, con tutti i toni della terra. E poi, dopo il film su Barbie, il rosa impazza in tutte le sfumature: per vedere il mondo attraverso sfumature “pink”.

Cosa ci consigli per questo autunno alle porte?

Di comprare occhiali da vista o da sole dalle forme tondeggianti oppure a gocce: ma non mancheranno quelle arrotondate che si armonizzano in modo più morbido con il viso di molti di noi.

Cambiando argomento. Nei TG e nei vari talk televisivi si parla frequentemente di solitudine, tema, scottante e attualissimo. Che importanza ha per te questa condizione?
Per me è indispensabile. Ho bisogno di stare da solo, certe volte così sto decisamente meglio. Mi capita spesso di viaggiare per lavoro e preferisco farlo senza la compagnia di nessuno quando voglio ritrovare me stesso. Il mio non frequentare molto i colleghi, non è un gesto di alterigia o presunzione. Si tratta semplicemente di un’esperienza unica, quasi andando a caccia di abissi da esplorare. In quella dimensione riesco istantaneamente a ricaricare la testa, perché la stanchezza del fisico è un’altra cosa e ha bisogno del riposo necessario. La verità, cara Ilaria, è che siamo sempre più stressati e, per questa ragione, stare con noi stessi diventa quasi un obbligo per non soccombere. La quotidianità, purtroppo, ci espone a mille seccature. Poi accendi il televisore e sei bombardato dal telegiornale con notizie terribili. Come se non bastasse si aggiunge il logorio da social a cui mi espongo per esigenze di lavoro o se vogliamo ‘di immagine’, ma di cui potendo farei comodamente a meno.

Se ti dico solidarietà cosa mi rispondi?
Sinceramente, ti dico che, a parole siamo tutti bravissimi e disponibili, ma nella realtà dei fatti è l’egoismo, ahimè, a prevalere, tanto a livello individuale che sociale. Sento e vedo tanti discorsi, tanti proclami tutti assolutamente condivisibili, ma vuoti e privi di un vero contenuto. Sono astrazioni destinate a restare lettera morta perché ognuno in fondo pensa a se stesso.

Una visione molto pessimistica. La pensi veramente così?

Un’infinità di invocazioni di aiuto vengono di fatto ignorate. Spesso fingiamo di non accorgerci di nulla, voltiamo le spalle al vicino di casa così come al fratello senegalese. Mi ritengo una persona molto generosa e innamorata dell’umanità, pur consapevole del degrado intellettuale in atto. Sono il primo a chiamare una persona in difficoltà, la vado a trovare e mi impegno se necessario di aiutarla in tutte le possibili maniere. Mi piace innanzi tutto donare la mia presenza perché è troppo facile sbrigarsela con il messaggino di finta solidarietà: se vuoi aiutare qualcuno devi dimostrarlo con i fatti e non a parole.

Uno sguardo particolare è rivolto da parte tua anche alla diversità di genere, vero?
Francamente il termine diversità mi infastidisce in quanto facciamo tutti parte del genere umano e nessuna specificità può fare di una persona un ‘diverso’. La natura ci ha già creati differenti l’uno dall’altro, quindi di quale altra diversificazione vogliamo parlare?

La verità è che, soprattutto noi italiani, soffriamo terribilmente di una grave forma di arretratezza culturale…
Basterebbe pensare agli inglesi avanti anni luce rispetto all’ Italia; loro agli orientamenti sessuali della gente non fanno neppure caso. Il fatto che il ‘gay pride‘ da loro non esista dimostra chiaramente come vivano la condizione della omosessualità alla stregua di un aspetto normalissimo della vita. Io stesso sono stato abituato fin da giovanissimo a incontrare nel mio mondo persone dai gusti differenti dai miei. Non ci ho neppure fatto caso, non ho indagato, non mi è interessato nemmeno farne argomento di conversazione. Per me sono stati semplicemente colleghi e amici, uomini e donne a cui ho voluto e continuo a voler bene.

 

 

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